Corsa in taxi

“Complimenti signora. Nessuno era mai salito così sul mio taxi. Sono davvero ammirato!”

E’ questa la prima cosa che mi dice il tassista quando, sabato scorso, sono salita sul suo taxi. Ero in ritardo, gli autobus non passavano, Lungotevere de’ Cenci magnificamente deserto ed io impaziente salivo e scendevo dal marciapiede. Un po’ per vedere se arrivava il 23 da dietro l’angolo un po’ per vedere se arrivavano taxi. Avevo tentato di chiamarne uno da casa -di taxi-, ma dopo quasi  10 minuti di attesa il disco registrato mi dice che non ci son vetture disponibili. La città è deserta.  Quei pochi che passano, mentre aspetto il 23, hanno tutti la luce spenta, segno che sono occupati o hanno ricevuto una chiamata. Il semaforo diventa per l’ennesima volta rosso, lentamente arrivano le auto che si fermano, io continuo a fare step con il marciapiede. Si ferma un taxi, sembra libero. Scatta il verde, le auto partono mentre a gesti chiedo al tassista, fermo in mezzo alle 3 corsie, se è libero. Fa sì con la testa e nel frattempo rimane la sola auto ferma in mezzo alla strada. Sta per dirmi qualcosa, a gesti, ma non ce la fa perchè mi son già lanciata giù dal marciapiede e di corsa in mezzo alla strada apro lo sportello, lancio lo zaino, salgo in macchina e chiudo lo sportello. Come se niente fosse sorrido. E lui si congratula.

“Ci mancava solo che le dicessi ‘Segua quella macchina’, vero?” gli dico.

“Avrei subito pensato ad una storia di corna”

“In quel caso le avrei detto ‘Segua quello stronzo!'”


24 risposte a "Corsa in taxi"

Lascia un commento