Te devi fida’

Roma è pericolosa. Roma è sporca, caotica e puzza.
Roma è paracula perchè se ne frega, sa già che la perdonerai.
Ma quello che piano piano Roma ti insegna è che te devi fida’. Te lo fa capire dopo che l’hai frugata e annusata, dopo che ti ha fatto arrabbiare e ridere, dopo averti fatto cadere le braccia e fatto allargare il cuore.
Arriva quel giorno in cui ti rendi conto che questa città, con più di due milioni di abitanti, ti accoglie come se tu fossi in un piccolo paese in cui sei nato e cresciuto.
Ti capita di scendere al bar dove ti vedono una volta ogni sei mesi e se non hai contanti ti fanno credito, così come il supermercato quando non ha il resto da darti. “Nun te preoccupa’, me ‘i ridai ‘a prossima volta” e ti sembra di non aver capito.
Vai nella centralissima Via del Tritone, entri in un negozio nuovo dove non ti hanno mai visto, scegli il trolley che vuoi comprare, dici che lo paghi subito ma che lo passerai a prendere il giorno dopo e senza esitazione ti rispondono “Glielo metto da parte, lo paga domani. E no, non mi deve lasciare neanche una caparra. Vada tranquilla. Ci vediamo domani”. E la valigia, il giorno dopo è lì che ti aspetta.
Ma che davero?
Vai al Tabacchi per comprare i biglietti della lotteria che ti avevano commissionato ma ti eri dimenticata di prendere. “No non ne ho più e non credo ne troverà in giro. Ma dopo domani me li riportano, se vuole glieli metto da parte ma me li deve pagare prima”. E senza pensarci dai al tabaccaio 20 euro, quello si segna su un pezzettino di carta volante quanti biglietti vuoi ed il nome, niente cognome niente numero di telefono.
Poi una volta uscita realizzi che hai lasciato i soldi senza avere in cambio una ricevuta, niente. E quello nemmeno lo conosci.
Hai agito d’istinto, ti dai della cretina e saluti i soldi. Dopo due giorni però passi dal Tabacchi e non hai nemmeno bisogno di chiedere niente, il ragazzo ti sorride, ti dà i biglietti e ti augura una buona giornata. E ci sarai entrata in tutto quattro volte in un anno.
Esci in strada incredula e camminando lentamente verso casa ti dici che questa città non finirà mai di stupirti.


17 risposte a "Te devi fida’"

      1. Uno che ci capiva molto definiva la gente come te “diapason”, perché avete il dono di mutare in vibrazioni quello che recepite, e di rimandarlo tutto intorno.
        Si, si vede. Si vede eccome.

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  1. Immagino conoscerai Piotta e i Muri del Canto, I sette vizi capitale.
    La parte finale me la urlicchio di tanto in tanto (assieme a Roma Capoccia)

    Nuda come Roma, grande come la bellezza
    na madre premurosa, che te mena e t’accarezza
    lavoratore stanco, pezzo grosso, bandito vorresti esser tu stanotte er figlio preferito
    ma sei come a tutti l’altri, facce stanche alla fermata occhi bassi, mani in tasca,
    a ripensà alla tua giornata
    tutto ciò che c’hai, te lo sei dovuto sudare zero privilegi stile mafia capitale
    quelli che c’hai intorno, alla vita gli hanno dato un prezzo
    er compenso giornaliero per consumarse pezzo a pezzo
    poi alzi l’occhi vedi Roma e chi vive davero sta città, ritrova il senso a tutto
    e non se ne vo più annà, non se ne vo più annà, non se ne vo più annà

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