La Santa Maria di Rocco Schiavone

Seduti al tavolo di un ristorante a Trastevere, dopo aver mangiato tutta la gricia che potevamo, saltiamo a piè pari carciofi alla giudia e tutto quello che segue.
“Vuoi un caffè?”
Mi va eccome: “Sì, ma andiamo a prenderlo nella piazza di Schiavone!”
Questo post, nasce più o meno così.
Ad onor del vero non siamo andati diretti alla piazza, ci siamo persi sul lungotevere e l’Isola Tiberina con una grattachecca in mano, attraverso il Ghetto, passando dalla Fontana delle Tartarughe, e poi Piazza della Minerva ed il Pantheon, la Fontana di Trevi e Via dei Fori imperiali. In un attimo siamo oltre mezzanotte e decidiamo di rientrare. Ma dalla piazza di Schiavone dovevamo passarci. Dopotutto era merito suo se avevo conosciuto il vicequestore di Manzini ed erano regali suoi i libri che a sorpresa mi venivano recapitati in ufficio. Così il giorno dopo ci siamo ritrovati lì in mezzo a Piazza Santa Maria in Trastevere, di fianco alla fontana, dove ognuno di noi due indicava un bar diverso.
“Secondo me il bar è questo”
“Per me invece questo”

20160902_134032.jpgE ci sediamo al Caffè di Marzio.
Seduti guardiamo la chiesa, i mosaici, i turisti, i passanti. E tra un caffè ed un sorbetto al melone mi dice “Dovresti fotografare i luoghi di Schiavone e farci dei post”.
L’idea mi piace, ma questo post è mio solo per metà.

 

“- Non è una cosa che si risolve facilmente … – fece Furio accendendosi una sigaretta. Sebastiano se ne stava seduto a controllare che la polvere di cacao non si immergesse nella schiuma del latte. Brizio come sempre si guardava intorno. Piazza Santa Maria in Trastevere a quell’ora del mattino era già piena di gente, ragazze per lo più. Rocco afferrò la tazzina di caffè.”
(Era di maggio – pag. 75)

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“Poi i rumori di piazza Santa Maria ebbero la meglio. E si misero a guardare i cingalesi che vendevano cianfrusaglie, i ragazzi seduti sui gradini della fontana a fumare. A Rocco tornò in mente quel pomeriggio di tanti anni prima, quando proprio su quegli scalini vide Marina per la prima volta e decise, mentre il sole leccava i mosaici dorati della Basilica, che quella sarebbe diventata sua moglie.”
(Era di maggio – pag. 77)

 

“-Stasera. A Santa Maria. Dillo pure a Brizio e Furio. […]
Rocco era seduto a un tavolino esterno sotto una stufa a fungo e beveva una birra aspettando i suoi amici. Erano le otto e quelli, puntuali, sbucarono dalla Lungaretta. […]
Già all’altezza della fontana avevano scorto Rocco seduto al tavolo che li aspettava. […]
– Te sei messo fuori perchè stai facendo quello abituato ai climi nordici? – disse Furio. […]
-E poi mi sono messo fuori perchè sto a Roma e perchè a Roma ci si siede fuori e voglio vedè i mosaici di Santa Maria. Ti basta?-“
(La costola di Adamo – pagg. 192-194-195)

 

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15 risposte a "La Santa Maria di Rocco Schiavone"

  1. Milano… pfui!
    Grattachecca da zi mirella, immagino. La classica è lemoncocco. Una volta ti spremevano i limoni e ti regalavano le cocce da mangiare assieme alla grattachecca.

    Non credo tu sappia immaginare quanto ti sono grato per questi giri.
    Ma sallo, comunque.

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    1. La migliore grattachecca per me è quella della Sora Mirella che dalla parte più bella di Trastevere ti porta dritto sull’Isola Tiberina. Lemoncocco è la mia preferita e raramente cambio, sono anni ormai che no rischio. Inoltre credo che sia un abbinamento prettamente romano.

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