Famo a capisse

Quando sono arrivata a Roma non è che capivo tutto tutto quello che veniva detto. Capitava che tutti scoppiassero a ridere ed io rimanessi perplessa perchè non avevo idea di cosa avessero detto, dall’altro lato non sempre i romani mi capiscono quando parlo, specialmente se lo faccio in maniera veloce.
Ci sono parole che usiamo regolarmente senza renderci conto che sono dialettali e ce n’è una che i romani hanno bandito dal vocabolario italiano: rucola.
Non c’è verso di leggere rucola da nessuna parte, a Roma regna ‘a rughetta.
Se chiedi un caffè alto te lo fanno decaffeinato perchè capiscono Hag; alla fine ho imparato a chiedere un caffè lungo: “Lungo, L U N G O, a noi ce lo devi chiedere lungooooo!” mi disse divertito e ad alta voce un barista dove qualche anno fa spesso andavo a far colazione.
Al supermercato chiesi al ragazzo che riforniva gli scaffali “Scusa, c’è il basilico?” e lui rispose “Smucina ‘n po’ làddietro”. Dal gesto della mano capii che smucinare stava per rovistare.
In un’altra occasione cercavo non so più quale tipo di formaggio e la risposta fu “E’ quello c’a coccia rossa”, girai lo sguardo perplessa e capii che coccia, in quel caso, stava per crosta.
Per capire “Stacce” ci ho messo un po’, non mi capacitavo di come potesse significare “E’ così, lo devi accettare”.
Il modo di dire romano che più amo è senza ombra di dubbio “Te manno all’alberi pizzuti”.
Gli alberi pizzuti, ovvero che terminano a punta, sono i cipressi che spesso costeggiano i viali dei cimiteri. “Te manno all’alberi pizzuti” sta per “Ti ammazzo”.
E poi c’è il “cazzimperio”.
Se vi capita di leggere questa parola in un menù non vi stupite, è solo il pinzimonio di verdure.

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Il mio cazzimperio (le formichine sono dei party stick che trasportano pomodorini 🙂 )

(tutte le foto sono personali)


112 risposte a "Famo a capisse"

      1. Basta dì “pane toscano”.
        Ma chiaramente confrontato col casareccio di Lariano… pfuì, chettelodicoaffa’…
        Casareccio, fichi spatasciati e prosciutto crudo.
        Macchenesapetevoi…

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          1. Comunque è scioccante pure per noi, quando emigriamo.
            Sentirsi dire “cornetti” (anzi “cornèètti”) per i fagiolini, o “la vuole la borsa” alla cassa del supermercato… la borsa… aoh amme’ me basta ‘na busta!

            E il caffè al vetro? eh? che cià de strano er caffè ar vetro, che te guardano come ‘n alieno?
            Barbari…

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  1. Allora, per tutti i non meneghinofoni, devo dire che il milanese (dialetto ma anche autoctono) ha una ragione per tutto.
    Prestinaio è una storpiatura di “prestino” che deriva appunto da prestiné: è colui che si alza “presto” per preparare il pane

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  2. La focaccia genovese inzuppata nel caffelatte è la cosa più sublime che esista! La pizza bianca (che orrore!) non le porta neanche la valigia!!! Cornette=fagiolini dal verduriere, brioches o croissant al bar 😉

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      1. Ma quella è altra cosa ancora!
        La focaccia di Recco sono due sfoglie sottilissime di pasta di pane con ripieno di stracchino o cagliata, in genovese prescinseûa, e anche pomodoro nella versione “pizzata”. Si serve bollente con il formaggio che cola….. la fugassa zeneize, meglio se acquistata in una delle bettole del porto, è morbida, profumata di olio, con le fossette che raccolgono tutto il sapore e sotto i denti si deve sentire il sale grosso che scrocchia….
        Ora vado a svenire dalla fame!

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            1. Devi anche andare a cena da “o giancu” sul monte sopra Rapallo …se non è cambiato si mangia molto bene, soprattutto nella stagione dei porcini

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              1. Lui, per chi non lo sapesse (Giancu intendo), è un cultore dei fumetti. Organizzano ogni anno Rapalloonia, una sorta di mostra/festival del fumetto.
                Giancu usava frequentare lo studio di Sergio Bonelli, ha un sacco di roba interessantissima.
                Prima o poi ci vado.

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                1. I fumetti troneggiano anche nel ristorante. E sovente lui esce alternando cappelli stravaganti che si rifanno ad alcuni personaggi. O almeno lo faceva negli anni in cui ho frequentato (dall’ultima volta devono essere passati 4 o 5 anni)

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  3. Anche io capisco caffè lungo ma non alto e non sono romano.
    I modi di dire che hai elencato sono divertentissimi, non li conoscevo 🙂
    La cosa divertente del romano che ho notato è che è lento e morbido come linguaggio, ma poi usa le doppie in maniera singolare: Nummeri non numeri 🙂

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      1. Beh rosicà è proprio l’abc anche perché il romano, non me ne vogliano i romani, rosica sempre per qualcosa. Il derby il traffico la pioggia le multe il parcheggio la donna l’uomo la donna di un altro l’uomo di un altro ecc ecc

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                    1. ❤ Nel caso riapro il Grand Budapest, lo sai 🙂
                      Vado a pranzo sempre da sola, mi siedo, ordino e mi metto a leggere il mio librino. Non guardo nessuno, non interagisco con nessuno. Mangio, pago e me ne vado per questo me ne fanno di tutti i colori. Dal cantarmi la serenata al tavolo, all'accompagnarmi al tavolo a braccetto, all'urlare "E' arrivata cucciolotta!" ah ah ah sono dei pazzi

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                    2. Il grand Budapest andrebbe riaperto…andiamo a vedere in che condizioni è…se è proprietà del comune si potrebbe ottenere magari qualche concessione… 😉 potrebbe essere un business. So bene com’è un pranzo da “orsi”, però evidentemente sanno che, malgrado l’eccessiva privacy, sei una a cui piace ridere e scherzare, altrimenti non si sarebbero mai permessi… 😉

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  4. Supermercato a Roma: il pinza chiede un sacchètto il cassiere lo guarda e gli fa:” Non sei de Roma se chiedi il sacchètto…sei di Milano…. forse vuoi na busta!” 😂😂😂😂😂😂😂😂

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