Porta San Sebastiano

20170604_115707 (1) Domenica, sotto il sole a picco di mezzogiorno, sul terrazzo panoramico di  Porta San Sebastiano termina la mia prima visita della giornata. Cerco di individuare le costruzioni conosciute e scatto foto, poggio la borsa sul pavimento e tiro fuori le mie tre bibbie su Roma. Fa caldo ma voglio restare lassù il più possibile, mi appoggio al parapetto ed inizio a sfogliare le mie guide, rileggendo le parti che riguardano la visita in corso. Per alcuni preziosi secondi sono sola, poi nel mio campo visivo entra un’ombra, non faccio in tempo a spostarmi che l’ombra mi ha scattato una foto. Probabilmente sono venuta anche con la mano tesa. “Beccata!” e si avvicina. L’ombra, un uomo sui 60 anni vestito da Indiana Jones con tanto di bastoni per il nordic walking, mi invita nell’ordine: ad andare con lui alle catacombe, ad andare a pranzo assieme, a fare un tratto di Via Appia o visitare qualsiasi cosa io voglia vedere. No. No, grazie. Non mi sembra proprio il caso. Allora mi chiede se può darmi un bacio e titubante porgo la guancia. Ne chiede un altro, adesso mi pare troppo e mi invento un fidanzato che non ho. Prima di fiondarmi giù per le scale gli dico “La guida le ha dato un’informazione sbagliata, quel ponte laggiù non è il Ponte della Musica di Renzo Piano, il ponte si trova nella parte opposta della città e non è stato progettato da Piano. Quello è il ponte che unisce la Garbatella ad Ostiense ed è nella zona sud di Roma. Arrivederci”.


“Il Museo delle Mura, a Porta San Sebastiano è un gioiello che tutti quanti dovrebbero conoscere […] Il museo, ricco di plastici e spiegazioni, ci racconta la storia di una difesa a oltranza, di un’inquietudine operosa, di un allarme perenne. E poi si apre una porticina e di colpo ci ritroviamo sul camminamento interno, come i soldati della fortezza Bastiani del ‘Deserto dei Tartari’. Dalle alte feritoie vediamo le macchine che passano sotto, e possiamo immaginare il timore dei soldati romani, pronti ad azionare catapulte e onagri, ma anche garibaldini della Repubblica Romana del 1849, che da lì scrutavano la campagna, l’avanzata dei nemici e si preparavano allo scontro”

18953446_10154595145951845_5576627126252201909_o18920719_10154595144801845_9158603341759650547_n

18950925_10154595144201845_4805993509124431519_n

(Nuove Isole – Marco Lodoli pagg. 9/10)


18893341_10154595149416845_4254800829028459422_n

 

“Nella parte interna della porta, a circa 10 metri di distanza, si erge un rudere imponente detto ‘arco di Druso’. In realtà si tratta di un fornice, dalle dimensioni monumentali, dell’acquedotto che scavalcando l’Appia riforniva le non lontane terme di Caracalla. In un periodo successivo l’arco è stato utilizzato con controporta delimitando in questo modo una corte che trasformava quello spazio interno in una vera fortezza.”

 

 

“… l’interno della porta cui si può accedere utilizzando l’ingresso del Museo delle mura che si apre nel bastione di destra. Alcune rampe di scale portano all’altezza della prima galleria che sovrasta la strada, dove ci aspettano le sorprese. Ci troviamo infatti nella ‘camera di manovra’ dalla quale venivano azionati i congegni per aprire e chiudere il varco sottostante: un cancello grigliato a movimento verticale e una gigantesca porta a due battenti. Una fessura vetrata nel pavimento della galleria consente di osservare le scanalature nel marmo che guidavano il movimento del cancello.”

20170604_111320

“L’occhio del visitatore è però attirato da due mosaici che si trovano uno sul pavimento di questa galleria e uno, di forma circolare, all’interno del bastione.Quello circolare rappresenta una cerva inseguita da tigri e sul punto di essere dilaniata. Quello nella galleria, più grande e di forma rettangolare, è dominato al centro dalla figura di un cavaliere d’aspetto autorevole. […] poichè l’augusto cavaliere ha un volto che ricorda quello di Mussolini, l’equivoco dura poco. I mosaici risalgono infatti agli anni Trenta del Novecento e viene quindi da chiedersi che cosa ci facciano due opere d’epoca fascista in un manufatto del III secolo. La risposta è semplice: si trovano lì perchè porta San Sebastiano fu in quel periodo la residenza di Ettore Muti, uno dei massimi gerarchi del fascismo.”

19029587_10154595147716845_2937732232524894838_n20170604_110732.jpg20170604_110945

(“I segreti di Roma” – Corrado Augias pagg. 51/52)

[Tutte le foto sono personali]

 


30 risposte a "Porta San Sebastiano"

      1. Per aprire queste finestre.
        I segreti di Roma di Augias l’avrò letto sei volte, ogni volta ripetendomi: “uuuh questo lo devo andare a vedere!”.
        Poi, immancabilmente, il mare, i ragazzi svogliati, i parenti, la pigrizia…
        Tutte scuse, lo so.

        Piace a 1 persona

    1. ça va sans dire … è il mio piatto romano preferito.
      Conosco una trattoria non lontana da lì, dove apparecchiano lanciando i componenti sul tavolo e se ti serve il bagno devi uscire fuori, nel parcheggio. Pare che Alberto Sordi fosse un cliente abituale ed effettivamente la sua villa non è lontana da Porta San Sebastiano.
      Non ci vado da 3 o 4 anni, direi che dovrei tornarci a fare il “gricia test”

      Piace a 1 persona

  1. comunque sparisci per mesi e poi ritorni con questa urgenza di scrivere ….devi lasciarci il tempo di assimilarne uno, prima di scrivere il successivo 😉

    "Mi piace"

Lascia un commento