Humans of Rome

Uscire ogni mattina alla stessa ora fa incontrare più o meno le stesse persone anche in una città grande come Roma, soprattutto se i tragitti si fanno a piedi.
E’ così che appena scendo di casa ed attraverso il ponte, o poco oltre, trovo la signora che corre. Stesso taglio e colore di capelli da più di un anno, stessa forma fisica, stesso abbigliamento un po’ goffo come il suo modo di correre. Alza poco i piedi e sembra che stia per inciampare e cadere da un momento all’altro, invece non l’ho mai vista distesa sull’asfalto.
Poco oltre trovo il canaro anziano, con gli occhiali da vista fumè ed il suo cagnolone nero più anziano di lui; al suo sorriso timido rispondo con un “Buongiorno!”
Poi arriva il canaro giovane, occhi azzurri, capelli mossi e lunghi e la sua cagnolina giovane che vorrebbe fare amicizia ma è più timida di lui che è arrossito la prima volta che mi ha parlato. Ogni giorno con un sorriso, lui “Ciao” io “Buongiorno”. E nella mia testa la sua cagnolina si è chiamata Penny per mesi finchè, parlandoci non ho scoperto che si chiama Frida.
Quasi a Ponte Sublicio incontro i due pensionati che di corsa ed in tuta vanno a prendersi il quotidiano, forse dal signore che li vende al semaforo, come usava una volta. Li incrocio invariabilmente mentre tornano indietro con il giornale in mano, ma loro assorti nello sforzo non mi vedono neppure.

Ponte Sublicio, Lungotevere Aventino e Bocca della Verità senza amici di strada.

Poco prima del Teatro di Marcello trovo il giovane prete, alto, magro e con gli occhiali, lo sguardo perso verso l’orizzonte. Cammina come se stesse ballando, o ondeggiando, tenendo le braccia dritte davanti a sè e muovendole da destra a sinistra e da sinistra a destra. Lui nemmeno mi vede ma ho sorriso ed esclamato “Eccolo!” quando l’ho incontrato di nuovo dopo tanto tempo.

In zona Campidoglio incontro la mia preferita in assoluto, una signora di oltre 70 anni che ogni mattina si gusta la sua colazione seduta al tavolino del Bar della Cometa.
Labbra sottili e corrucciate, rossetto vistoso, grandi occhiali da sole, capelli sempre in ordine. Veste con grinta, all’ultima moda e spesso di scuro, talvolta un po’ impellicciata, talvolta un po’ leopardata. Siede sempre allo stesso tavolino d’angolo, le spalle rivolte ai vasi con la siepe che delimitano lo spazio del bar, il muro del palazzo alla sua destra, di fronte gli altri tavolini, a sinistra il resto del mondo.
Sul suo tavolino ci sono immancabilmente un cappuccino ed una danese poggiata su un piattino, ma lei non li degna di uno sguardo perchè la prima cosa che fa, prima di dare avvio alla colazione, è aprire la rivista. Ne ha sempre una con sè, di gossip tipo “Chi” o “Novella2000” non so; la apre, spiana bene le pagine, legge il titolo e guarda le foto. Completamente assorta in quello che sta facendo emana una soddisfazione quasi palpabile e, ignara del traffico che le scorre di fianco e dei passanti che vanno su e giù per il marciapiede, trasmette pace.

Non so chi siano queste persone, non so dove abitino, quanti anni abbiano, cosa facciano e come siano le loro esistenze ma allo stesso tempo è come se un po’ le conoscessi. Ad alcuni di loro ho già affibbiato nomi e vite, e probabilmente se ci parlassi e scoprissi davvero chi sono mi perderei metà della magia della passeggiata del mattino.

Mi piace arrivare in ufficio dopo aver incrociato e salutato alcune persone strada facendo, sempre le stesse, sempre gli stessi sconosciuti.

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My always beloved gazometro (foto personale)
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Quasi Ponte Sublicio (foto personale)

 

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Lungotevere Aventino (foto personale)
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Teatro di Marcello (foto personale)

43 risposte a "Humans of Rome"

  1. Quando bisognava prendere il 97, la magia del prossimo spariva appena tentavi l’arrembaggio per salirci.

    Uhm… Mumble mumble…Potrei scriverci un post 🙂
    (Mio dio, cosa avete combinato… 😝)

    Ribadisco il grazie per queste finestre aperte su Roma. Da quassù sembrano sparire pure le buche, è tutto bellissimo…

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  2. piacere intenso leggendo Humans of Rome… mi fai venire voglia di tornare a scrivere dopo troppo tempo…
    e sale la tentazione di tornare lì dove allora, favorito dalla grinta giovanile, consumavo scarpe e rigogliose cenette tra Trastevere e il centro, per nulla sazio con gli occhi e men che meno della cucina locale,,,
    insomma una nostalgia di vent’anni fa, o forse delle persone che mi accompagnavano, del fascino immortale della capitale vista da vicino e rigorosamente dal vivo, ben dritto sulle mie gambette… instancabilmente a piedi avanti e indietro, scoprendo quartieri da favola… uno a caso… Madonna dei Monti…

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    1. Che bel commento mi hai scritto, forse uno dei più belli di sempre. Mi riferisco all’averti fatto venire voglia di tornare a scrivere.
      Se ti va leggiti il mio post “Pellaria” e guardati il video.
      E un’ultima cosa: anni fa Monti piaceva un sacco anche a me, adesso è completamente snaturato, così hipster e modaiolo come è diventato, sob

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  3. Davvero un bel racconto e delle foto emozionanti. Scusate la banalità ma davvero inizio a pensare che solo chi se la sa godere è in grado di apprezzare una città per quello che può offrire. Chi la vive per nascita difficilmente avrà una visione così passionale.

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    1. Credo che dipenda dal fatto che ho sentito di appartenere a Roma fin dalla prima volta che ci ho messo piede, un milione di anni fa ed ho sempre voluto viverci.
      Quando ero giovane e vivevo dai miei spesso il sabato mattina mi svegliavo all’alba e prendevo il regionale delle 7equalcosa, stavo tutto il giorno in giro per il centro e poi la sera prendevo l’ultimo regionale per tornare a casa, stanca morta sfatta ma con la testa piena di sogni.
      Ho fatto un po’ di giri prima di arrivare qui e quando mi sono finalmente decisa a venire a vivere a Roma mia mamma mi disse “Oh finalmente! L’hai presa un po’ larga ma alla fine ti sei decisa.”
      Alle 10.00 sono scesa per fare un salto al supermercato; è finita che sono stata due ore a Porta Portese e potrei scriverci almeno due post sul mio girovagare fra le bancarelle

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