– Quanti anni aveva durante la guerra, Signor Proietti? – chiese tra una cucchiaiata e l’altra.
– Otto anni – rispose Eugenio con il naso nel piatto.
– Brutti tempi – fece Mariella ripensando alla sua visita con Paolo alle Fosse Ardeatine. Quella visita l’aveva profondamente turbata; spesso per lei la guerra si riduceva a quell’episodio, il più orribile dell’occupazione tedesca a Roma: a quelle trecentotrentacinque vittime innocenti brutalmente assassinate nelle cave di pozzolana della via Ardeatina.
– Si ricorda di via Rasella? – chiese senza rendersi conto che aveva già finito più della metà del piatto che Eugenio le aveva riempito.
– L’attentato? All’epoca, e soprattutto più tardi, ne ho sentito talmente parlare che è come se vi avessi preso parte io stesso. Era la primavera del ’44 e una di quelle carrette che raccoglievano l’immondizia era stata piazzata proprio a metà di via Rasella, dentro c’erano dodici chili di esplosivo nascosti in una cassetta di acciaio e altri sei chili in un pacchetto dotato di una miccia. A un certo punto, giù in fondo alla strada, un passante si è tolto il cappello e si è grattato la testa. Era il segnale che aspettava il finto spazzino, il quale ha subito acceso la miccia. Un minuto dopo il plotone di SS che passava di lì tutti i giorni è arrivato proprio all’altezza della carretta.
[…]
– Nel panico generale che fece seguito all’esplosione, i soldati che non erano rimasti uccisi sulla strada cominciarono a fuggire sparando all’impazzata su tutte le finestre lì intorno, a via del Boccaccio si possono ancora vedere i buchi delle pallottole sulla facciata dei palazzi.
(…) i tedeschi erano come impazziti per la rabbia. Tutte le case lì intorno furono evacuate, tutti gli uomini arrestati e raggruppati contro i cancelli di Palazzo Barberini. Il generale Mälzer, che aveva assunto il comando della capitale, si precipitò in via Rasella e ordinò non solo che tutte le persone arrestate fossero immediatamente affidate al tenente-colonnello Kappler, il capo delle SS di Roma ma che tutti i palazzi di quella strada fossero fatti saltare in aria con la dinamite.
Informato dell’attentato, il maresciallo Kesselring, comandante supremo delle truppe tedesche in Italia, si mostrò ancora più radicale: voleva che si ammazzassero in fretta e furia dieci italiani per ogni soldato tedesco morto, il che faceva un totale di trecentotrenta persone. Alla fine furono addirittura trecentotrentacinque gli italiani che si ritrovarono in ginocchio nelle cave di pozzolana a farsi sparare una pallottola nella nuca.
– Ho visitato il monumento ai martiri delle Fosse Ardeatine: una carneficina…
– (…) Kesselring dovette riportare un po’ tutti alla ragione, perchè il Führer voleva far saltare tutto un quartiere di Roma senza avvertire gli abitanti. Esigeva trenta o cinquanta italiani per ogni tedesco morto ammazzato.
(Giallo Caravaggio di Gilda Piersanti – pagg. 134-135-136)
(foto mie)
Fosse Ardeatine
Via Rasella
Palazzo Barberini
Via del Boccaccio
Mi segno anche questo
(grazie)
P.s. ho visto il trailer con Giallini/Schiavone.
Nessuna data, solo “prossimamente”
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Prego. E’ un giallo, non ha niente a che fare con la seconda guerra mondiale o con la storia. Ho solo estrapolato questo pezzo, mi mancavano i fori delle pallottole in Via del Boccaccio. Secondo me la vera chicca è quello.
(mi fido, non ho la TV quindi non so cosa succeda da quelle parti)
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Dei fori delle pallottole in via Boccaccio non sapevo nulla. Sarà una tappa dei prossimi giri a Roma.
Il romanzo lo comprerei già solo per la copertina…
Mi manca Roma, mi manca tanto.
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Allora ti merita smettere di seguire il mio blog. Oppure vai nella home page del blog e guardati le mie foto di Instagram, le trovi sulla destra. Ne ho giusto pubblicata una con il mio adorato gazomentro 😉
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Se rompo basta dirlo che smetto, altrimenti frequento i blog che mi pare 😛
Le foto di instagram non hai notato siano un po’ più consumate del solito?
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(e comunque dalla home sono sparite, sallo)
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Chi me le ha rubate????
(adesso ci sono di nuovo)
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E’ che mi preoccupo, non vorrei farti morire di nostalgia 😉
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Qui è come ascoltare un buon blues.
Ti attanaglia le budella, perchè sa che il magone devi provarlo fino in fondo.
Sa che devi soffrirlo, non c’è scampo, allora ti accompagna e intanto ti accarezza l’anima.
Prima brucia, poi riscalda. come un cognac.
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Blues e cognac. Non suona poi così male.
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Avrei dovuto paragonare il blues al rum in realtà, visto quanto mi stanno sui cabasisi i francesi.
Però un Remy Martin è purtroppo imbattibile.
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Mille rum non valgono un cognac.
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un torcibudella come questo, per esempio 😉
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Mi stavo giusto chiedendo quale canzone ti venisse in mente, poi mi sono persa nelle vie della distilleria clandestina.
Vado, l’ascolto e torno.
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E’ meravigliosa! Grazie
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