Via della Lungara, Via delle Mantellate e poi su su su fino Via San Francesco di Sales; sto cercando un varco per il Gianicolo. E’ il primo pomeriggio, giro l’angolo e sento delle voci che vengono dall’alto, non dal livello strada. Sono voci maschili, prima due quasi in contemporanea, comunicano urlando, c’è come un riverbero. Nella risposta se ne sovrappongono tre, talvolta quattro. Sono alle spalle del carcere Regina Coeli, possibile che siano le voci dei carcerati che comunicano da cella a cella? Eppure sembrerebbe.
Giro attorno al carcere, prendo le strade perpendicolari, le parallele cercando sempre un varco per il Gianicolo, ma niente. Si è fatto tardi e devo andare.
Ma le voci, indistinte, mi accompagnano per tutto il pomeriggio e poi la sera ed il mattino. E poi il tratto del libro di Manzini, quello per cui cerco il varco per il Gianicolo e la canzone di Gabriella Ferri, Le Mantellate, mi risuona tutto in testa, di continuo. Devo tornarci per potermene liberare. Così il pomeriggio successivo di nuovo Via della Lungara, Via delle Mantellate, Via San Francesco di Sales e poi Vicolo San Francesco di Sales, avanti e indietro. Silenzio. Si sente solo Madame Sombart che suona il pianoforte. Passeggio lentamente in attesa delle voci, mi siedo su un gradino vicino alla porta da cui proviene la musica classica. Entra un signore, esce dopo pochi minuti e viene verso di me. Sto per alzarmi e scusarmi di essermi seduta su un gradino di accesso, ma non mi dà il tempo. Mi chiede se sto aspettando qualcuno, gli rispondo che mi sto riposando mentre ascolto la musica e mi domanda se voglio entrare e sedermi. Così per un quarto d’ora surreale mi godo quella sorta di concerto privato.
Torno in strada, mi appoggio ad un muro ed aspetto. Sento un fischio. Poi un altro.
“Parideeeeeeeeeeeeee”
“Parideeeeeeeeeeeeee”
“Chi è?”
“So’ Antonello!
Fischio
“Carmineeeeeeeeeeeeeee”
Fischi
“Checcoooooooooo”
Oggi sono riuscita solo a sentire i richiami, ma stando attenta credo di essere riuscita a capire se le voci provenivano dal carcere o dal Gianicolo.
In ogni caso, in due giorni, non sono riuscita a vedere i famosi “tre scalini” di accesso al carcere, quelli secondo cui solo chi li ha saliti può dire di essere romano.
“Per chi all’inizio degli anni ’60 nasceva a Trastevere da una famiglia di operai e aveva come vicini di casa gente che al carcere dava del tu, quelle erano le uniche due strade da seguire. Come il gioco che facevamo da bambini accanto all’oratorio, un’acchiapparella che si chiamava guardie e ladri.”
(Rocco Schiavone in “La costola di Adamo” – pag. 34)
“Sono nato a Trastevere, e deve sapere che il carcere di Regina Coeli è proprio lì, sotto il Gianicolo. Diciamo che avevo brutte frequentazioni, e allora una volta mio padre mi portò sul colle davanti al carcere che è duecento metri sotto la terrazza col panorama. Sa cosa succedeva? Spesso aggrappate al parapetto che le divideva dal baratro, c’erano le mogli dei carcerati che parlavano coi mariti urlando verso le finestre con le sbarre. Così potevano scambiarsi informazioni, dirsi quanto si amavano, anche magari solo piccoli problemi domestici. Quel giorno lì c’era una donna, sui trent’anni, che teneva per mano un bambino, faccia conto otto anni. La donna stava parlando con il marito.
-Aldo!- gli urla” – Guarda che tu fijo ha preso tutti due sulla pagella!-
Dopo qualche secondo si sente la voce di Aldo dal braccio più esterno di Regina Coeli: -Mannaggia alla puttana … ‘ndò sta?-, e la moglie: – Sta qui con me! Te sente!”, e il marito risponde: -Digli che appena torno a casa je faccio veni’ la voja de studia’ a cinghiate!-. E la moglie: -Prima che torni, tu fijo s’è laureato!-
Mio padre mi guardò e mi riportò a casa. Ecco, vede? Non ci fu bisogno d’altro.”
(Rocco Schiavone in “Era di maggio” – pag. 193)
(Foto mie)
Che meraviglia…
Non ricordo in quale film, sicuramente era in B/N, c’era la scena delle donne che dal Gianicolo urlavano ai loro uomini.
Forse I soliti ignoti?
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Sai che non ricordo?
Non mi ricordo nemmeno se nel palazzo in cui abitavo prima ci avessero girato I soliti ignoti o L’audace colpo dei soliti ignoti. la mia memoria è un colabrodo
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Però non mi scrivere tutti i libri di Manzini a puntate eh, senno’ che me li compro a fare? 😛
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Ti merita sbrigarti allora 😀
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In cambio, per distrarti, ti suggerisco ‘sto blog:
https://tavoleromane.wordpress.com/
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Ho dato un’occhiata al volo. Mi vanno un po’ sui classici e sui locali fighetti, ma darò loro una chance. Di buono è che ho ritrovato un locale che volevo provare qua vicino all’ufficio ma di cui non ricordavo più il nome e la strada. Grazie!
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Se vuoi magnà come Dio comanda, prova dar Sor Riccardo. Vicolo dell’Annunziatella 60 (è un po’ fuori mano, una traversa di via di Grotta Perfetta).
Io lo frequentavo ai tempi delle superiori, negli anni ’80, quando ancora c’era il Sor Riccardo.
Adesso è un bel po’ che non frequento, ma dovrebbe ancora ammollajela, pur se gestito dagli eredi.
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Seeeeeeeeeeeee. E quanno c’arivo?
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Mio marito dice in qualche film di Thomas Milian…
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Claudio sa tutto, non si scappa!
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Bellissimo post. Grazie per il testo e le immagini. Per un attimo ho pensato di essere lì.
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Grazie straniero 🙂
Non è stato facile scriverlo. E’ stato tutto così surreale che non sapevo davvero come poter far capire quello che ho sentito e provato.
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I famosi 3 gradini citati non li puoi vedere da fuori, sono quelli che si salgono dopo la “reception”….😃
….non sono un “veri Romano” ma ricordo che è ben descritto in un famoso film in bianco e nero. Protagonista Cencio, interpretato da un fantastico alberto sordi, che dopo una truffa porta il malcapitato a regina coeli travestito da carabiniere…..
Se ben ricordo “ladro lui, ladra lei”
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Che fregatura! ogni volta che vedevo scalini iniziavo a contarli “Uno, due….” no, non sono questi. “Uno, due, tra, quattro, cinque…” no, neanche questi. ma che fregatura!!
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Beh ….in un certo periodo a Milano il carcere di San Vittore era chiamato Grand Hotel. E se non ci eri passato eri uno che non contava nulla 😉
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E tu ci sei passato? 😀
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Non contavo 😜
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Racconta va’…
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A Milano ho visto pure un gazometro, ma a quello nostro je spiccia casa…
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Foto! Foto! Foto!
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Uh e chissa quando ci ripasso…
E come le carico le foto qui?
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Non ne ho la più pallida idea. E’ una cosa che non ho mai capito
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Ti tocca aprire un bloooooooog! 🙂
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Le ho io 😉
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E scommetto che dobbiamo pagare per vederle, ve’?
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Ma no ….aspettavo di aver voglia per farne un post su Milano Svelata, è da un po’ che ci penso
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E allora scrivi, suvvia!
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fatto: https://milanosvelata.wordpress.com/2016/09/20/il-nostro-gasometro/
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Abbella mettite in fila. Lo sai in quante me lo chiedono?
(de aprì er blogghe 😦 )
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Ecco, allora vedi quello che devi da fa’!
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